ATTESTATI FALSI CHIUSURE REALI

Una serie di accertamenti, ancora in corso, condotti dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Venezia, coordinati da Pubblico Ministero Sergio Dini, hanno portato alla luce un sistema di false attestazioni riguardanti corsi sulla sicurezza mai svolti. Risultano ad oggi oltre 30 persone indagate, tutte di nazionalità cinese titolari di 15 attività, 8 delle quali sono state immediatamente chiuse e poste sotto sequestro. Diversa la tipologia delle aziende (bar, laboratori artigianali, centri estetici, bazar, mini market, stirerie) ma tutte con il medesimo sistema: invece di mandare i propri lavoratori ad effettuare i corsi di formazione, trovavano più comodo “comprare” direttamente gli attestati di frequenza da un falsario di Padova (unico italiano tra gli indagati) senza mai svolgere i corsi previsti come obbligatori dal D.Lgs. 81/08 e sue smi. Secondo il decreto, altrimenti definito Testo Unico sulla Sicurezza (TUS), tutte le figure che in azienda si occupano di sicurezza: RSPP – RLS -ADDETTO ANTINCENDIO -ADDETTO PRIMO SOCCORSO – eventuali DIRIGENTI E PREPOSTI – tutti i LAVORATORI hanno l’obbligo di ricevere una adeguata formazione in materia di prevenzione e e protezione, quest’obbligo ricade ineluttabilmente sul Datore di Lavoro, che in caso di non ottemperanza rischia – come si è visto – sanzioni, procedimenti penali e l’arresto, in questo caso i reati contestati sono stati Falso in atto pubblico e Violazione della disciplina sulla sicurezza sul lavoro. Ma le pene possono anche inasprirsi in caso di infortuni o decessi sul lavoro, che in questo caso fortunatamente non sono avvenuti. Se in seguito ad infortunio o un decesso, viene accertato che il datore di lavoro, non ha fornito la formazione necessaria, questi rischia l’incriminazione per omicidio colposo o lesioni colpose, e gli eventuali ENTI assicurativi e previdenziali possono in seguito rivolgersi in giudizio contro il datore di lavoro per il risarcimento dei danni riconosciuti al lavoratore. Le resistenze maggiori che si riscontrano da parte dei datori di lavoro quando si tratta di formazione del personale, riguardano quasi sempre la “perdita” di tempo, sottratto all’attività lavorativa; i corsi sulla sicurezza infatti, come previsto dalla Conferenza Stato Regioni attuativa del Testo Unico Sicurezza devono essere fatti durante l’orario di lavoro. Ma siamo sicuri che il giochino valga la candela? Probabilmente i 30 indagati hanno fatto male i loro calcoli! Quasi tutte le società e gli enti di formazione (seri) che rilasciano gli attestati codificano ormai ogni attestato rilasciato con un identificativo che ne permette la tracciabilità; in questo modo le Autorità di controllo possono velocemente verificare e risalire alle generalità dell’Ente di Formazione, del Docente, all’ubicazione della sede del corso e della composizione della classe (tramite i registri) ed in fine possono controllare quali Enti Bilaterali o Parti Sociali siano state coinvolte nelle attività di formazione, così come richiesto dalla normativa. Dotarsi di attestati fasulli è quindi inutile, perchè mai potranno attestare tutto quel sistema di condivisione e certificazione che la legge richiede come obbligatorio per la formazione sulla sicurezza. Nei giorni successivi agli accertamenti è arrivata un brutta ed inquietante sorpresa e cioè una lettera anonima contente minacce di morte rivolta al Maresciallo dei Carabinieri che dirige le attività in servizio presso il Nucleo Ispettorato del Lavoro di Venezia; probabilmente questo è un segno che dietro gli attestati falsi ed il falsario individuato ci sono strutture ben organizzate per sfruttare lavoratori stranieri spesso costretti ai margini della legalità ed a subire condizioni di lavoro irregolari.